حوار مع رينزو جولو
مدة
قراءة المادة :
44 دقائق
.
حوار مع السيد رينزو جولو: أستاذ علم الاجتماع الإسلامي في كلية العلوم السياسية بجامعة تورينوحول: الجيل الثاني من أبناء المسلمين وسبل التكامل
الجيل الثاني من أبناء المسلمين وسبل التكامل: حوار مع السيد رينزو جولو: أستاذ علم الاجتماع الإسلامي في كلية العلوم السياسية بجامعة تورينو، وأستاذ علم الاجتماع الثقافي في كلية الآداب بجامعة الآداب والفلسفة في جامعة بادوفا، ومن بين اهتماماته البحثية: الأصولية المعاصرة، والعلاقة بين السياسة والدين، وعلم الاجتماع الإسلامي والتعددية الثقافية في المجتمعات المعاصرة.
ولقد التقينا به في تورينو، في المؤتمر القومي للمسلمين المنعقد حول: حقوق وواجبات المواطنة لشباب الجيل الثاني من أبناء المسلمين.
وكان ذلك هو أولَ سؤال طرحته المحاورة "سارة حجازي" على السيد رينزو جولو:
سيد جولو: مَن هم مسلمو الجيل الثاني؟
• الجيل الثاني هم شرائح مختلفة: فبعضهم ممن كان أحد آبائهم من المهاجرين المسلمين على الأقل، ونشأ في إيطاليا؛ لذا فينضم إلى هذه الشريحة الكثير من أبناء المسلمين.
ولكن مصطلح "مسلم" نفسه لا يشرح الكثير من التعريفات ولا السِّمات إلا لو استخدمناه افتراضًا لوصف السمات العامة بينهم.
ففي الواقع، هناك أنواع عديدة من شباب المسلمين: فبعضهم يحاول أن يحافظ على المبادئ الإسلامية في حياته، والبعض الآخر نستطيع أن نرى من خلالهم البعد الثقافي للإسلام، والبعض الآخر يسعون إلى إعادة أسلمة المجتمع، فالسلوكيات والممارسات الدينية تختلف من شاب لآخر، خاصة بين الشباب ذوي التفاعل النشِط مع المجتمع الإيطالي، ويمثّلون جزءًا منه، فهم يعتبرون أنفسهم "مسلمين" ولكنهم في نفس الوقت "إيطاليُّون".
ولذلك أرى بدلاً من التحدث عن المسلمين بشكل عام، أفضّل التحدث عن الشباب المسلمين كأفراد يعيشون بطرق مختلفة جدًّا، مع الإشارة إلى الدين، ومن ثَمَّ سنتحدث عن الهُويات المتعددة للجيل الثاني من المسلمين.
إذن كيف يمكن لإيطاليا استيعابهم؟
• لم تعتمد إيطاليا أي نموذج للاندماج معهم، أو بالأحرى: أي نموذج للتفاعل الثقافي معهم، على عكس بلدان أخرى، مثل: بريطانيا، والتي اعتمدت نموذجًا متعدد الثقافات، أو: فرنسا، التي اعتمدت نموذجًا لاستيعابهم بداخلها - وإن كان ذلك بطرق مختلفة - مع مراعاة تاريخهم، وحاولت هذه الدول توجيه خطاب عام لهم، والاعتراف بهم في الأماكن العامة وتحديد هواياتهم، سواء الخاصة أو الدينية أو الثقافية أيًّا ما كانت.
وبالإضافة إلى ذلك، استطاعوا تحديد سبل إعطاء المواطنة لهم بما يجعل لهم تشكيلاً في المجتمع، وتلك النماذج هي بالتأكيد ليست معافاة من الانتقادات؛ وذلك لعدة أسباب.
وتبقى الحقيقة أن إيطاليا لم تضع أي حلول أو خيارات بشأن التكامل الثقافي معهم، أو معالجة قضية الهجرة وَفقًا لنظام عام عادل أو حتى نظام اقتصادي.
ما دور الشباب من الجيل الثاني في هذه الحالة؟
• الجيل الثاني يمكن أن يساعد على كسر جدار عدم الثقة المبني ضدهم من قِبَل الإيطاليين بسبب أطروحة "صدام الحضارات"، وبالإضافة إلى ذلك عندما جاءت الموجة العاطفية فيما بعد 11 سبتمبر عمل أصحاب المشاريع السياسية الفعّالة على بث الخوف من الإسلام، والخوف من رؤية الأقاليم الإيطالية مشوهة، على المستوي الاجتماعي، بسبب الوجود الأجنبي على أراضيها.
ويمكن أن يتحقق ذلك عن طريق تعزيز التكيف الديني في هذا الإطار:
علي سبيل المثال: ففي أوروبا يمكننا تحقيق ذلك عن طريق تعزيز التعددية الدينية وتفرد المعتقدات - أي: لكل فرد حرية اختيار المعتقَد دون تدخل الآخرين - فضلاً عن أنه يجب مناقشة قدرة المجتمع على تحقيق ذلك، والأفراد ذوو الديانة الإسلامية الذين لا يستطيعون التكيُّف عمليًّا مع الواقع الذي يعيشون فيه اليوم هم من المسلمين المهاجرين.
ولكن المسؤولية التي لا يمكن تجنُّبها، والتي يجب تنفيذها في إيطاليا، هي طرح سياسات للاندماج معهم والمواطنة؛ حيث إن شباب الجيل الثاني هم إيطاليون بالفعل كما يعتبرون أنفسهم؛ حيث انضمامُهم للمدارس الإيطالية وتعليمهم فيها، وتحدُّثهم اللغة الإيطالية، وتشاركهم في الذوق العام للسكان الأصليين للبلاد، وأسلوب الحياة، والاستهلاكات اليومية، والعلاقات الشخصية؛ لذا كل ما سبق ذكره يُعد عاملاً مهمًّا سيجعل تلك المسؤولية سهلة التنفيذ.
وهناك أيضًا عامل آخر يمكن من خلاله الوصول لنتائج جيدة مماثلة: وهو نهاية التميز المؤسسي - وخاصة على المستوى المحلي - لذا جُعِل من الصعب على الأجانب الحصول على خدمات الرعاية الاجتماعية، فغياب حقوق المواطنة والتميز المؤسسي من الممكن أن ينتج لنا ردودَ فعل عنيفةً من قِبَلهم نتيجةَ الانغلاق المجتمعي لهم، ففي هذه الحالة يمكن بسهولة أن تزدهر القيادات الناشئة على أسس دينية أو عرقية؛ مما سيؤدي إلى الانعزال عن المجتمع، ونظرة الاستياء تجاه المجتمع، وكل ذلك من الممكن أن يُكوِّن بؤرًا محتملة لإثارة الصراع في المجتمع.
Le seconde generazioni e le vie dell'integrazione
Una conversazione con Renzo Guolo
«LItalia non ha fatto alcuna scelta sul versante dellintegrazione culturale, affrontando il tema dellimmigrazione secondo unottica solo di ordine pubblico o economica».
Renzo Guolo docente di Sociologia dellIslam alla Facolt di Scienze Politiche dellUniversit di Torino e di Sociologia dei processi culturali alla Facolt di Lettere e Filosofia dellUniversit di Padova.
Tra i suoi interessi di ricerca: i fondamentalismi contemporanei, i rapporti tra politica e religione, la sociologia dellIslam, il pluralismo culturale nelle societ contemporanee.
Labbiamo incontrato a Torino, in occasione del convegno nazionale Musulmani G2: diritti e doveri di cittadinanza dei giovani musulmani di seconda generazione.
Un'intervista di Sara Hejazi.
Professor Guolo, chi sono i “musulmani G2”?
Fa parte della seconda generazione chi è nato da almeno un genitore immigrato ed è cresciuto in Italia; dunque vi appartengono anche molti giovani musulmani.
Ma lo stesso termine “musulmani” spiega poco, a meno che non lo si usi presupponendo che essi presentino, ascrittivamente e immutabilmente, determinate caratteristiche, magari quelle attribuite loro dal “senso comune”.
In realtà, soprattutto tra i più giovani, vi sono musulmani che vivono cercando di osservare i princìpi religiosi, altri che fanno riferimento alla dimensione culturale dell’islam, altri ancora che si secolarizzano o cercano nella reislamizzazione identitaria una sorta di bussola per navigare nei meandri quotidiani delle società dell’incertezza.
Comportamenti, pratiche e vissuti religiosi assai differenti.
Soprattutto tra i giovani, che hanno un’interazione molto attiva con la società italiana, e fanno parte della generazione della doppia “e” : e questo e quello, musulmani ma anche italiani.
Dunque più che genericamente di musulmani, parlerei di individui che vivono in modo molto diverso il riferimento alla religione.
Si tratta di capire, dunque, come si declinano le molteplici identità del musulmano di seconda generazione in un contesto come quello italiano.
Dunque come si presenta il contesto di accoglienza, cioè l’Italia del presente?
L’Italia non ha adottato alcun modello di integrazione, o meglio, di interazione culturale, a differenza di altri paesi, come la Gran Bretagna, che hanno adottato un modello multiculturalista, o la Francia, che hanno adottato il modello assimilazionista.
Sia pure in modo diverso, e tenendo conto della loro specifica storia, questi Paesi hanno cercato di mettere in campo un discorso pubblico, definendo ciò che era riconoscibile o meno nello spazio pubblico in tema identità particolaristiche, religiose o culturali che fossero.
Inoltre hanno definito l’accesso alla cittadinanza in termini di ius soli, ovvero di dimensione contrattuale dell’appartenenza alla collettività nazionale.
Sono modelli non certo esenti da critiche, per diverse ragioni.
Resta il fatto che l’Italia non ha fatto alcuna scelta sul versante dell’integrazione culturale, affrontando il tema dell’immigrazione secondo un’ottica solo di ordine pubblico o economica.
Al mutare dei governi e delle maggioranze, sono prevalsi, di volta in volta, diversi orientamenti.
Attualmente, per effetto del forte condizionamento imposto da un partito xenofobo, ci troviamo davanti a un modello che definirei “dell’assimilazionismo doveroso”.
Un modello che chiede volontaristicamente allo straniero di aderire alle “nostre tradizioni” ma che ha una debolissima attrattiva perché in cambio dell’invocata rinuncia alle identità particolaristiche non offre un più facile accesso alla cittadinanza.
L’assimilazionismo doveroso produce, in realtà, effetti perversi simili a quelli prodotti dal multiculturalismo spinto: induce infatti gli immigrati al ripiegamento identitario e la società italiana a disinteressarsi di quello che avviene all’interno delle comunità straniere e tra le giovani generazioni.
Qual è, in questa situazione, il ruolo dei giovani delle seconde generazioni?
La seconda generazione potrebbe contribuire ad abbattere il muro di diffidenza innalzato nei loro confronti dagli italiani per effetto della somatizzazione della tesi dello “scontro di civiltà”, dell’onda emotiva seguita all’11 settembre, dell’azione di attivi imprenditori politici dell’islamofobia, del timore di vedere stravolto il territorio, come luogo sociale, da presenze estranee.
Può farlo promuovendo un’interpretazione adattiva della religione in un contesto, come quello europeo, caratterizzato dal pluralismo religioso e dall’individualizzazione delle credenze, oltre che mettendo in discussione quelle leadership comunitarie, comprese quelle degli attori dell’Islam organizzato, che non riescono a adattare la loro logica d’azione alla realtà in cui vivono oggi i musulmani immigrati.
Compito ineludibile ma che richiede, perché si realizzi, anche alcuni passi da parte dello Stato italiano.
Come l’avvio di politiche di inclusione e di cittadinanza: se i giovani della G2 diventeranno italiani, come loro già si sentono per aver frequentato le scuole italiane, per il fatto di parlare la lingua e di condividere spesso con il gruppo dei pari autoctoni i gusti, gli stili di vita, i consumi e le relazioni, tale compito sarà facilitato.
Altro elemento che può favorire un simile esito è la fine della discriminazione istituzionale che, soprattutto a livello locale, rende difficile l’accesso agli stranieri ai servizi del welfare.
L’assenza di cittadinanza e le discriminazioni istituzionalizzate possono produrre pericolosi atteggiamenti di chiusura.
Situazione in cui prospererebbero leadership religiose ed etniche decise a coltivare separatezze e comunità del rancore, divenute potenziali serbatoi di conflitto.
المصدر: "resetdoc"
حوار: سارة حجازي
ترجمة: رحمة سراج الدين